L’estetica trascendentale, ovvero il livello della sensibilità Kant parte dal livello più semplice della conoscenza, ovvero quello sensibile. Esso viene chiamato «estetico», senza alcun riferimento alle problematiche del bello, dalla parola greca aistheis significa «sensazione». Questa sezione si intitola quindi estetica trascendentale perché studia le condizioni di possibilità del costituirsi dell’esperienza a livello della sensibilità.
L’uomo, a livello di sensibilità, è dotato di due forme o intuizioni pure: spazio e tempo. Questo significa che i dati o impulsi provenienti dalle cose in sé possono manifestarsi all’interno dell’esperienza solo se possono collocarsi in queste due intuizioni.
Esistono due tipi di esperienza: quella interna, che raccoglie tutte le impressioni, le sensazioni e le emozioni della psiche, e quella esterna, che unifica i fatti fuori di noi. Lo spazio è la forma «pura» dell’esperienza esterna, mentre il tempo è la forma pura dell’esperienza interna. Queste forme sono intuizioni (cioè conoscenze immediate, ossia senza ulteriori mediazioni) e pure (cioè esistono prima dell’esperienza stessa e a prescindere da essa). Tra le due, la più importante è il tempo perché anche l’esperienza esterna è nel tempo.
La concezione kantiana è davvero rivoluzionaria perché significa che spazio e tempo non sono due realtà «oggettive» che esistono fuori del soggetto conoscente e senza il soggetto conoscente, come se fossero delle specie di immense «scatole» che vengono riempite rispettivamente dalle cose in quanto coesistenti (lo spazio) e in quanto susseguentesi (il tempo). Spazio e tempo sono invece i modi in cui il soggetto conoscente comincia a unificare i dati provenienti dalla cosa in sé e quindi non esisterebbero senza di esso.
Le due forme pure fondano le prime e più semplici scienze, ossia la matematica, che si fonda sul tempo (infatti i numeri si ottengono aggiungendo, nel tempo, unità ad unità), e la geometria, che si fonda sullo spazio. La necessità che caratterizza queste due scienze nasce per Kant proprio dal fatto che tutti gli esseri razionali finiti vivono una esperienza che è unificata (in tutti gli uomini, cioè in tutti gli esseri razionali finiti) dalla stessa forma pura del tempo e della stessa forma pura dello spazio.